Ieri il giornale dove lavoro - la Gazzetta di Parma - ha fatto l'errore imperdonabile di confondere Sabina Guzzanti - truccata da Emma Marcegaglia - con la stessa presidente uscente della Confindustria. Un errore reso ancora più divertente - non in redazione ovviamente: qui di risate ce ne sono state poche - dal fatto che la proprietà del giornale è dell'Unione parmense degli industriali. Così la concorrenza - nel nostro caso l'edizione online di Repubblica Parma - ha affondato il coltello: prima dando la notizia sul sito locale per poi riprenderla sul sito nazionale. Ieri sera la notizia del nostro errore era la settima dell'homepage nazionale di Repubblica (prima della notizia di Rotelli primo azionista del Corriere, per dire). E anche stamattina è ancora sull'homepage.
Eppure di errori imperdonabili se ne fanno parecchi sui giornali italiani. E non solo nella scelta delle foto. Prendiamo, per esempio, gli articoli di fondo della domenica che dovrebbero essere letti e riletti. Soprattutto quando la firma è prestigiosa come quella di Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica che ha il suo nome scritto sotto la testata di quello che è ancora considerato il suo giornale.
Il 13 gennaio 1990 Scalfari è nel pieno della sua carriera da direttore e scrive il suo solito editoriale domenicale. Si tratta di un testo abbastanza famoso: il direttore lo ricorda spesso con orgoglio (qui e qui), visto che è la prima articolessa nella quale prende le misure di Silvio Berlusconi, paragonandolo a Mackie Messer, il tagliagole protagonista dell'Opera da tre soldi di Bertold Brecht.
Eppure il fondo contiene un errore imperdonabile. Scalfari nella chiusura, infatti, ricorda come Mackie Messer alla fine venga giustiziato, confondendo Brecht con uno sceneggiatore hollywoodiano. Nel cinema americano, infatti, il crimine non trionfa. Per legge. Ma Brecht non era un moralista e da buon marxista sapeva che le cose andavano diversamente. Così ha salvato il suo tagliagole con l'arrivo di un improbabile deus ex machina: un messo reale a cavallo che porta la grazie della regina per Mackie, il sigillo del suo ingresso nella buona società. Non un lieto fine. O almeno non un lieto fine di quelli che Scalfari - o Di Pietro - potrebbero apprezzare.
Come dicono gli americani, "shit happens", soprattutto nei giornali che sono creature che durano un solo giorno. Di solito, però, anche qui arriva il messo reale a cavallo e nessuno ha voglia di processare un quotidiano - anche concorrente - per un errore. A meno che non abbia un animo questurino.
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