Qualche giorno fa Repubblica ha pubblicato un articolo in cui si dava conto di una sentenza del Tribunale dei minori di Bologna sul caso di un'undicenne rom di Parma.
In sintesi - secondo le motivazioni della sentenza in cui veniva negato l'affido della minore ai servizi sociali - il tribunale riconosceva che la ragazzina spesso non andava a scuola, ma questo non bastava per allontanarla dalla famiglia, tenuto conto della specificità culturale dei rom.
Una notizia decisamente interessante e che - visto che si riferiva a un fatto accaduto a Parma - abbiamo deciso di verificare. Il risultato è stato abbastanza sconcertante perché abbiamo scoperto che - contrariamente alla realtà fotografata dalla discutibile sentenza di Bologna - l'undicenne - dopo l'intervento dei servizi sociali del Comune e degli operatori che gestiscono il campo rom di Parma - ha ripreso ad andare a scuola regolarmente come, peraltro, tutti gli altri ragazzini del campo. E tutto senza bisogno di provvedimenti traumatici come sono quelli che d'autorità separano una giovane dalla famiglia e dagli affetti condivisi. Una buona notizia, dunque. Che dice qualcosa sullo scarso cordinamento burocratico tra tribunale dei minori e servizi sociali sul territorio e anche sul modo giusto di risolvere i problemi dei minori con molta pazienza e senza inutili ukase giudiziari.
Il tutto è stato condensato in un'intera pagina della Gazzetta di Parma che è senza dubbio il quotidiano più letto della provincia e che difficilmente manca nella "dieta" giornalistica di ogni parmigiano.
E' quindi con un po' di irritazione che oggi ho letto - sempre su Repubblica, ma questa volta sul sito internet di Parma - di un'interrogazione di Roberto Corradi, consigliere regionale della Lega Nord, in cui si chiedono chiarimenti sulla vicenda. Corradi chiede anche
alla Giunta regionale se non ritenga utile approfondire il caso segnalato, "verificando la possibilità e l'opportunità che i Servizi competenti reiterino la richiesta di allontanamento della minore dalla famiglia Rom che non consente la frequentazione della scuola dell'obbligo".
Insomma, una pagina intera della Gazzetta non è servita a nulla. O, meglio, è servita a farmi capire, una volta di più, che il pregiudizio e la voglia di strumentalizzare non vengono scalfiti dalla realtà degli eventi. E neanche dagli articoli di giornale.
paferrobyday, Repubblica Parma