Uno dei luoghi comuni più diffusi è quello che recita che gli sprechi di soldi pubblici avvengano tutti nel Mezzogiorno d'Italia. Un altro luogo comune è che le amministrazioni del Nord siano, invece, particolarmente virtuose. Il caso divertente dell'incredibile metropolitana di Parma che non si farà, invece, dimostra che l'incapacità è distribuita uniformemente sul territorio. In sintesi: come spendere 56 milioni di euro senza nemmeno scavare buche per poi riempirle, secondo l'antico adagio pseudo-keynesiano. E senza nessun tipo d'opposizione, visto che le ditte che hanno vinto l'appalto sono, come dire, "bipartisan" e guadagneranno senza nemmeno aver aperto l'inutile cantiere. Andrea Boitani e Carlo Scarpa ne parlano sulla Voce.
Uno dei principi fondamentali dell’economia come “triste scienza” è che non esistono pasti gratuiti: tutto ha un costo. E i costi di questa operazione (conclusasi con un assoluto “nulla”) sono effettivamente elevati.La società Metro Parma ha operato per alcuni anni per mettere insieme il progetto. La progettazione è stata rivista diverse volte, per soddisfare i rilievi tecnici avanzati dal Cipe e per risolvere l’interferenza con le Ferrovie dello Stato. In tutto questo, dai bilanci di Metro Parma, che il comune si guarda bene dal rendere pubblici, risultano costi complessivi di circa 12 milioni (costi di progettazione e stipendi di chi ha diretto questa impresa). L’Ati, e in particolare la sua componente più vocale, la Pizzarotti, dichiara che (tra Metro Parma e questa impresa) in realtà i costi già sostenuti ammonterebbero a circa 26 milioni, tra progettazione, assunzione di personale, acquisto e/o noleggio di macchinari, anticipazioni finanziarie e altro. A questo andrà poi aggiunto l’indennizzo che chi si è aggiudicato l’appalto intende chiedere, e a cui ai sensi di legge ha diritto, anche se in misura da determinare. Vedremo quanto sarà, ma applicando parametri normali si potrebbe giungere ad altri 30 milioni.
La Voce