Il titolo del post prende spunto da un celebre libro di Joe Trippi sulla campagna - svolta prevalentemente sul web - che portò Howard Dean a sognare la nomination democratica.
La domanda è: il dibattito tra candidati democratici e utenti di YouTube ospitato dalla CNN è davvero la rivoluzione che qualcuno decanta?
La mia risposta è che il dibattito certamente non è la rivoluzione - i tempi sono quelli della televisione broadcast, il format è quello della televisione broadcast, la pragmatica è quella della televisione broadcast (mettere in scena una conversazione non è fare una conversazione, come insegna il maestro Bettetini), ecc. - ma quello che è seguito, se non la rivoluzione, è qualcosa che è molto più vicino alla dinamiche della Rete.
In sintesi: forse lo spettacolo televisivo non si è discostato molto dal solito e sicuramente non era interattivo (se no, lo sarebbe anche la rubrica delle lettere dei giornali), ma il combinato-disposto - adoro questi semilavorati testuali che vengono dal freddo - di dibattito televisivo e Rete è la vera novità, come documentato da Antonella Napolitano che ha seguito i follow-up su internet.
I miei cinque centesimi di saggezza - in questo seguito che è davvero interattivo (ma metalinguistico) - li metto rispondendo a due maestri:
1. Jeff Jarvis continua a ritenere che il principale difetto dell'esperimento sia stato nella scelta delle domande operata dai giornalisti della CNN e avrebbe preferito una scaletta decisa dagli utenti di YouTube. A questo punto sarebbe stato molto meglio mettere tutto in Rete in modo da dare all'utente una serie di materiali "à la carte" con cui comporre la propria scaletta personale. Anche qui, però, che tipo di conversazione è? Jarvis continua a credere nella mediazione dell'immediato, io un po' meno.
2. David Weinberger si commuove di fronte alla semplice e diretta domanda di una coppia gay che ha chiesto ai candidati perché non possa sposarsi. Una domanda che secondo Weinberger ha costretto i politici a rispondere con altrettanto candore. E' molto bello, ma - anche qui - c'è bisogno di uno sguardo laterale per arrivare al cuore dell'immediatezza. E' un po' la vertigine che ci prende quando inavvertitamente un attore guarda in macchina e sembra che stia parlando proprio a noi. Peccato che non sia vero. Ma solo verosimile.
SpinDoc, BuzzMachine, Huffington Post